Descrizione
Leonardo Sciascia
Il cavaliere e la morte
sotie
Adelphi
Fabula/28
prima edizione
novembre 1988
cm. 14×22 br. ed. ill con risvolti pp. 91
Il protagonista di questo romanzo è un commissario di polizia, il cui solo nome qui è Vice:
sostituto, forse di qualcosa che non c’è affatto, supplente di una realtà già scomparsa, o dilatata
fino a diventare irreale, come la moneta in tempo di inflazione.
Nella mente di Vice, molto malato, sembra svolgersi la storia che leggiamo: storia di un biglietto
minaccioso e misterioso scambiato fra due Potenti a un pranzo, scambio a cui fa subito seguito
l’assassinio di uno dei due e l’indagine della polizia sull’altro, avviata con l’ansia di scagionarlo.
Ma ciò che si sprigiona nella realtà da quel biglietto scambiato non è solo un delitto: una intera
associazione eversiva, i figli dell’ottantanove, è forse nata in quel momento, e da allora non può
che dilagare nella realtà, come un ultimo miraggio di sangue e insieme come beffardo contributo
alle celebrazioni per l’anniversario della Rivoluzione francese. Mentre l’azione si dipana, mutandosi
in un potente apologo, il Vice tiene sempre nella mente l’incisione di Dürer intitolata Il cavaliere,
la morte e il diavolo, che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni
da un ufficio all’altro, come se in quell’immaginazione stesse il segreto di ciò che avviene intorno a lui.
Solo che il mondo, ormai, sembra poter fare a meno del Diavolo.
Forse perché ormai «il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui».
(dal risvolto di copertina)