Bernard Henri-Lévy Chi ha ucciso Daniel Pearl Rizzoli seconda ed. 2003

12,00

Normali segni d’uso e del tempo alla sovraccoperta e alla copertina, (foto) legatura salda pagine ingiallite, brunite ai margini, senza segni né sottolineature

Esaurito

Descrizione

Bernard Henri-Lévy

Chi ha ucciso Daniel Pearl

Traduzione di
Irene Annoni, Annalisa Crea,
Maddalena Mendolicchio, Valeria Pazzi

Rizzoli
seconda edizione
novembre 2003

ISBN 84-17-99508-8

cm. 22,5×14,5 leg. ed. con sovraccoperta ill. pp.445

Karachi, Pakistan, gennaio 2002. Pochi giorni dopo la fine della guerra in Afghanistan, Daniel Pearl,
giornalista americano del Wall Street Journal, viene rapito, imprigionato e brutalmente assassinato
da una banda di estremisti islamici mentre sta conducendo un’inchiesta scottante e dai contenuti ignoti.
Le immagini della sua prigionia fanno il giro del mondo, così come le sue ultime parole, pronunciate
davanti a una telecamera: «Vengo da una famiglia sionista… io sono ebreo».
Mosso da un’immediata empatia per un uomo che non ha mai conosciuto ma di cui sente di condividere
le battaglie e i timori, Bernard-Henri Lévy decide di raccontare in un libro la sua personale indagine su
questo atroce delitto dai risvolti misteriosi.
In un percorso ricco di colpi di scena che lo conduce da Karachi a Londra, da Sarajevo a Dubai, da Kandahar
a Los Angeles, per concludersi ancora una volta a Karachi, Lévy raccoglie testimonianze, esamina prove,
effettua sopralluoghi, ricostruisce le personalità dei protagonisti — primo fra tutti il famoso apostolo della jihad
Omar Sheikh, l’organizzatore del sequestro e dell’assassinio.
Esamina tutte le tracce concrete disponibili e non esita a riempire gli spazi vuoti e a ricostruire alcuni passaggi
cruciali con l’aiuto dell’immaginazione, dando vita a quello che egli stesso definisce un romanquête.
Chi ha ucciso Daniel Pearl? è a tutti gli effetti un romanzo-inchiesta, nel corso del quale l’autore si addentra
negli abissi del fondamentalismo islamico.
Ne riemerge con una tesi sensazionale che mostra dal vivo il reticolo di complicità di cui gode il terrorismo in
molti stati musulmani e si concentra, in particolare, sui misteriosi rapporti tra al-Qaida e i servizi segreti pachistani.
A partire da questa ipotesi, che ha fatto molto discutere, Lévy sottolinea come il vero scontro culturale cui stiamo
assistendo non è quello tra Occidente e mondo islamico, ma è all’interno della realtà musulmana, tra le due opposte
visioni dell’Islam: da una parte quella tollerante e moderata e dall’altra quella radicale e violenta, che non esita a
eliminare brutalmente ogni ostacolo all’espressione del proprio incontenibile odio.