Descrizione
Etty Hillesum
Diario
1941-1943
Traduzione di Chiara Passanti
Adelphi
La collana dei casi/16
quinta edizione
gennaio 1992
ISBN 88-459-0636-1
cm. 22×14 br. editoriale illustrata con risvolti, pp.260
All’inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa,
passionale, intricata in varie storie amorose. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung.
È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla.
Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe
del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento,
o uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il
cartello: «Vietato agli ebrei». Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei.
Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra
distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno
a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare».
Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria
forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi.
Pensa a come potrà essere d’aiuto a quei molti altri che stanno per condividere con lei il
«destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche.
Confinata a Westerbork, campo di smistamento da cui un giorno sarà mandata ad Auschwitz,
Etty esalta ancora in quel «pezzo di brughiera recintato da filo spinato» la sua capacità di essere
un «cuore pensante».
Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime,
si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua
voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a
respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale».
La vita, quella protetta della sua stanza di ragazza e quella torturata della baracca in cui vive, le passa
davanti agli occhi senza soluzione di continuità. La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile.
Un giorno aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”».
E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza. Così la testimonianza di Etty rimane fra le più
preziose che la persecuzione degli ebrei ci abbia lasciato.
Nata nel 1914 in una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum è morta ad Auschwitz
nel novembre 1943. Questo suo diario, fortunosamente salvato e passato poi di mano in mano, è stato
finalmente pubblicato nel 1981 dall’editore De Haan, con immenso successo, paragonabile a quello che
accolse il Diario di Anna Frank, in Olanda e molti altri paesi.