Idido Ludovisi Storia dei contadi di Amiterno e Forcona le origini dell’Aquila

70,00

normali segni d’uso alla copertina, qualche macchietta, ammaccatura al dorso, (foto) piccolo segno di piega all’angolo superiore delle prime tre pagine, legatura salda, pagine senza sottolineature, edizione limitata di 200 esemplari

Descrizione

Idido Ludovisi

Storia dei contadi
di Amiterno e Forcona
e le origini dell’Aquila

Disegni di
Pietro Pernarella

Studio Bibliografico Adelmo Polla
Avezzano
Storia d’Abruzzo/3
Giugno 1981
edizione limitata a 200 esemplari

cm. 20×14,5 br. ed. illustrata con risvolti pp. 78

E’ una onesta, erudita e giudiziosa ricerca sull’Abruzzo medioevale, dall’VIII secolo a Federico II.
Di Amiterno e Forcona restano poche e rade testimonianze storiche, le vicende che precedono il trasferimento delle rispettive diocesi all’Aquila sono oggetto di varie congetture. Pare certo però che entrambe le località fossero centri di rilievo nella struttura politico  amministrativa delle dominazioni di Longobardi e Franchi. Ma le loro vicende disegnano, lungo un arco di tempo che va
dal 700 al Mille, la parabola di un lungo declino, contrassegnato dal degrado e dall’abbandono che le trasforma in villaggi semidimenticati, fino alla fondazione della città dell’Aquila, che le riunirà in un’unica identità.
Su questo capitolo di storia abruzzese la ricerca di Ludovisi non manca di produrre qualche novità interpretativa, riutilizzando con originalità le fonti canoniche.
Smentendo la tradizione secondo la quale la città sarebbe stata fondata per espressa volontà di Federico II, il Ludovisi  preferisce pensare a un’azione diretta del Papa, che vi avrebbe visto un solido baluardo contro l’espansione del potere imperiale.
“Guelfa dunque e papale, non Ghibellina e imperiale l’origine dell’Aquila e tale si mantenne per tutto il corso della storia”.
Le pagine che descrivono la ribellione del popolo alle prepotenze dei baroni hanno un intenso sapore risorgimentale: finchè visse
Federico II, nel tacito patto che si era stratto tra la monarchia e i baroni, questi attinsero più forza e maggiori propensioni ad abusi
e soprusi di ogni genere, mentre il popolo ridotto all’impotenza maturava l’odio e meditava la vendetta.